Ciao!
Concedetemi un attimo di gloria! Ho partecipato al mio primo concorso letterario (per la cronaca: organizzato dalla libreria Princivalli di Jesolo e dal Comune di Jesolo) e sono arrivata fra gli otto finalisti!!! Poi sono finita quarta a parimerito con un'altra persona, ma per me vuol dire già tanto!
Così ieri sera ero in piedi sotto i riflettori con gli altri otto: mi hanno letto un pezzetto di "opera", mi hanno nominata, pure intervistata (quasi come quelli veri...) e premiata. Ke figo...
Scena:
Presentatore della serata: cosa fai di bello nella vita?
Io: la bancaria...però quello lo faccio per vivere, per passione sono tecnico di boxe!
Platea: silenzio attonito...
Il presentatore poi si è ripreso, ma ogni tanto mi faceva battute a tema!
Beh, ci mancherebbe che non facessi un po' di pubblicità al femminile al mio sport!
Di seguito riporto il testo col quale ho partecipato... CLAP CLAP!! Grazie grazie, sono commossa, troppo buoni! :-)
Bye,
Silvia
p.s. cercherò di rifarmi nei 200 metri stilelibero...
Mio padre era un pugile: aveva lottato duro per un centinaio di match.
Quando i bulletti della scuola cominciarono a tendermi degli agguati, mi insegnò che la prima cosa da fare era schivare i pugni. Quello che poteva succedere dopo era da valutare, ma prima di tutto bisognava uscire dalle traiettorie: che non era scappare, come invece facevo io. La schivata è tutta un’altra storia! Non si arretra di fronte all’avversario, anzi: si sta proprio lì davanti, pronti all’arrivo del colpo, e quando manca un millimetro all’impatto, un attimo al dolore…
Mio padre sembrava non capire quanto mi fosse impossibile evitare le percosse avendo nemici così vigliacchi da prendermi alle spalle!
Ma egli non si perse d’animo; mi spiegava, mi suggeriva, mi educava: mi costruiva. Argomentava che gli occhi vedono, le orecchie sentono, la pelle percepisce, il cuore capisce e il sesto senso ti salva quando sembri spacciato!
Sul ring, mi raccontava, anche se i pugni li vedi, a volte sono così veloci da non lasciarti il tempo di schivarli e, dopo aver subito il primo, rimani a chiederti il perché, incassando così anche il successivo. Non va bene: come nelle battaglie degli eserciti romani, che stavamo studiando a scuola, c’è un tempo per la pianificazione della tattica, uno per l’azione e infine l’ultimo per elaborare e capire gli errori per il match a venire.
Così, quel dolore che si impara a sopportare per continuare l’incontro, va percepito per calcolare dove potrebbe arrivare il prossimo colpo. E orecchie ben aperte ad ascoltare l’angolo, che da lontano valuta meglio la situazione.
Ci provavo, ma finiva sempre che le prendevo: schivavo gli schiaffi in modo goffo e i ragazzi mi prendevano ancora più in giro. Scappavo ancora, ma oltretutto umiliato.
Un giorno mi scaraventarono a terra con uno sgambetto: mi incitarono a mettermi in guardia, facendosi beffe anche di mio padre. Ripresa la posizione eretta mi spinsero ripetutamente, offendendo me e lui: li insultai a mia volta con ferocia, perciò partì subito un pugno. Lo vidi, ma anche me lo aspettavo e lo temevo e quando mancò un millimetro all’impatto, un attimo al dolore… lo schivai! Ci riuscii! E d’istinto rientrai con un gancio sinistro al fegato, che stese definitivamente il mio avversario.
Dopo quell’episodio non mi toccarono più. Quel giorno non divenni un pugile come mio padre, ma negli anni capii che la vita è come un ring; le minacce arrivano da ogni parte, quando ti raggiungono fanno male, però ti educano, ti fortificano: ti costruiscono. Se le schivi puoi decidere se basta così o se vuoi rientrare per chiudere la faccenda. E sul ring, come nella vita, ci sono colpi che non ti saresti mai aspettato, neanche se il tuo angolo te li avesse chiamati: possono buttarti ko o solo stordirti, poi cuore e spirito forti ti aiutano a rialzarti.
Quando mio padre morì, però, compresi che, se il tuo avversario è troppo forte, non ti salva neanche il sesto senso.
1 commento:
ma che brava!! ma che brava!! complimenti...vedi che c'è chi da soddisfazione al merito, uno bacione, ciao A.
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