Ciao!
Riporto di seguito uno scritto che ho trovato sul sito di Enry, ringraziandolo per avermelo fatto "trovare" e con la speranza che anche chi non conosce la boxe possa capire...
Il pugilato rimane uno sport epico perché si fonda su regole della carne che pongono l'uomo di fronte alle sue possibilità. Anche l'ultimo della terra con le sue mani, la sua rabbia, la sua velocità può dimostrare il proprio valore. Il combattimento diviene un confronto con questioni ultime che la vita contemporanea ha reso quasi impossibile. Sul ring comprendi chi sei e quanto vali. Quando combatti non conta il dirtto, non conta la morale, non conta nulla se non il tuo perimetro di carne, le tue mani, i tuoi occhi. La velocità nel colpire e schivare, la capacità di sopravvivere o soccombere, di vincere o fuggire. Non puoi mentire, nel contatto fisico. Non puoi chiedere aiuto. Se lo fai, accetti la sconfitta. Ma non è l'esito di un incontro a stabilire chi veramente è più forte. Più che la vittoria, più che i risultati degli incontri, conta la pratica dell'esperienza di dolore, conta l'assenza di senso che occorre sostenere per potervi salire e starci. Per stare dentro la vita. Agonismo e agonia.
Roberto Saviano
BELLO! BELLO! BELLO!
Bye,
Silvia
1 commento:
Il primo giorno di allenamento ", racconta lo scrittore " è stato traumatico, pensavo di lasciare. E invece la boxe mi salva, con tutto quello che accade: la vita blindata, gli affetti negati, le minacce e i continui spostamenti. Già da ragazzino avevo questa passione. Quando abitavo ai Quartieri Spagnoli nella mia stanza sistemavo i pochi mobili che avevo in modo da ricreare il perimetro del ring. Come scriveva Jack London ".
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