venerdì 15 febbraio 2008

angolo letterario


Ciao!


Settimana scorsa mi aggiravo famelica in una libreria...ne sono uscita con tre nuovi libri! Questo è il periodo di autori sconosciuti o quasi, dei libri presi così a sensazione. Uno dei tre è di Fernando Pessoa e si intitola "Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares". Quando ho letto la parola "inquietudine" già mi si è alzata un'antenna, quando ho letto che trattasi di una specie di diario mi si è alzata pure l'altra antenna!!!


Ieri ho cominciato a leggerlo e...porca miseria! A ogni frase penso "si, si è prorpio così" o "ecco, proprio quello che vorrei dire io" ed è illuminante e scoraggiante allo stesso tempo! Il fatto è che io convivo con l'inquietudine da anni ormai, forse dall'età della ragione: col tempo magari ho cercato di migliorare certi modi di essere, mitigare alcune reazioni; con gli anni ho capito e mi sono "adeguata" ai dati di fatto, ho cercato di farmi ferire di meno dalla vita. ma l'inquietudine è sempre lì...non credo se ne andrà mai.


Riporto qualche riga che ho letto oggi a pranzo: non è delle migliori, non è delle più impegnative, ma è un esempio di ciò che il personaggio esprime, personaggio a cui mi trovo affine nei sentimenti, ma non nella rassegnazione all'inquietudine.


Che cosa c'è da confessare che valga la pena o che sia utile? Quello che è successo a noi, o è successo a tutti o esclusivamente noi; nel primo caso non è una novità e nel secondo caso non è una cosa che si possa capire. Se scrivo ciò che sento è perchè così facendo abbasso la febbre di sentire.


Questa è una giornata nella quale mi pesa, come un ingresso in carcere, la monotonia di tutto. Ma la monotonia di tutto non è altro che la monotonia di me stesso. Ciascun volto, anche lo stesso che abbiamo visto ieri, oggi è un altro, perchè oggi non è ieri. Ogni giorno è il giorno che è, e non ce n'è mai stato un altro uguale al mondo. L'identità è solo nella nostra anima attraverso la quale tutto si somiglia e si semplifica. Il mondo è cose staccate e spigoli distinti; ma se siamo miopi, esso è una nebbia insufficiente e continua.


Dio mi ha creato per essere bambino, e mi ha mantenuto sempre bambino. Perchè mai ha permesso che la Vita mi picchiasse e mi rubasse i giocattoli, e mi lasciasse solo durante la ricreazione, a spiegazzare con mani così deboli il mio grembiule azzurro, sporco di lunghe lacrime? Se non mi era possibile vivere senza carezze, perchè hanno buttato via la mia tenerezza?


Bye,

Silvia

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