Ciao!
Settimana scorsa mi aggiravo famelica in una libreria...ne sono uscita con tre nuovi libri! Questo è il periodo di autori sconosciuti o quasi, dei libri presi così a sensazione. Uno dei tre è di Fernando Pessoa e si intitola "Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares". Quando ho letto la parola "inquietudine" già mi si è alzata un'antenna, quando ho letto che trattasi di una specie di diario mi si è alzata pure l'altra antenna!!!
Ieri ho cominciato a leggerlo e...porca miseria! A ogni frase penso "si, si è prorpio così" o "ecco, proprio quello che vorrei dire io" ed è illuminante e scoraggiante allo stesso tempo! Il fatto è che io convivo con l'inquietudine da anni ormai, forse dall'età della ragione: col tempo magari ho cercato di migliorare certi modi di essere, mitigare alcune reazioni; con gli anni ho capito e mi sono "adeguata" ai dati di fatto, ho cercato di farmi ferire di meno dalla vita. ma l'inquietudine è sempre lì...non credo se ne andrà mai.
Riporto qualche riga che ho letto oggi a pranzo: non è delle migliori, non è delle più impegnative, ma è un esempio di ciò che il personaggio esprime, personaggio a cui mi trovo affine nei sentimenti, ma non nella rassegnazione all'inquietudine.
Che cosa c'è da confessare che valga la pena o che sia utile? Quello che è successo a noi, o è successo a tutti o esclusivamente noi; nel primo caso non è una novità e nel secondo caso non è una cosa che si possa capire. Se scrivo ciò che sento è perchè così facendo abbasso la febbre di sentire.
Questa è una giornata nella quale mi pesa, come un ingresso in carcere, la monotonia di tutto. Ma la monotonia di tutto non è altro che la monotonia di me stesso. Ciascun volto, anche lo stesso che abbiamo visto ieri, oggi è un altro, perchè oggi non è ieri. Ogni giorno è il giorno che è, e non ce n'è mai stato un altro uguale al mondo. L'identità è solo nella nostra anima attraverso la quale tutto si somiglia e si semplifica. Il mondo è cose staccate e spigoli distinti; ma se siamo miopi, esso è una nebbia insufficiente e continua.
Dio mi ha creato per essere bambino, e mi ha mantenuto sempre bambino. Perchè mai ha permesso che la Vita mi picchiasse e mi rubasse i giocattoli, e mi lasciasse solo durante la ricreazione, a spiegazzare con mani così deboli il mio grembiule azzurro, sporco di lunghe lacrime? Se non mi era possibile vivere senza carezze, perchè hanno buttato via la mia tenerezza?
Bye,
Silvia
Nessun commento:
Posta un commento