lunedì 11 aprile 2011

Concorso letterario nazionale Voci in Agorà



Ciao!

Questo weekend l'ho passato nelle Marche con la mia amica e agente e promoter Roby! Il pretesto era la premiazione per il Concorso Letterario Nazionale "Scriviamo" indetto dall'Associazione Socio-Culturale Agorà 1991. Mi hanno attribuito la Menzione d'onore per un racconto breve dal titolo "Il thai boxer e il calciatore" con cui ho partecipato per la sezione narrativa a tema "Il gioco del calcio e lo sport".

La premiazione con serata di gala si è svolta a Recanati, città del "mio amico" Leopardi! Amico nel senso che, visto il nome che porto, o lo odiavo per smaronamento o, arrendendomi, me lo facevo amico. Però "A Silvia" non l'ho mai imparata a memoria...

Devo dire che l'esperienza è stata particolarmente interessante ed emozionante. Il Presidente dell'Associazione Agorà, Gilberto Sacchi, una persona particolare e positiva e che nutre di tutta la mia simpatia! D'altronde è marchigiano e parte avvantaggiato... ;-)
L'occasione è stata propizia per conoscere e scambiarsi sensazioni e pensieri con gli altri partecipanti. Ah! che bello poter avere queste parentesi di connubi artistici!

Oggi ho letto la raccolta di tutti i testi premiati e mi sembra quasi di non essere degna di farne parte! Uno più bello dell'altro! A volte leggiamo tanti libri solo perchè il mercato ce li inocula subdolamente, però poi restano mere operazioni commerciali. Invece questa raccolta ha tante voci, tutte belle e particolari! Un piacevole ed emozionante connubio di penne e di animi!

Bye,
Sly

IL THAI BOXER E IL CALCIATORE







Giorni fa sono andato al villaggio turistico, quello nuovo che hanno costruito qui vicino. Voglio trovare un buco nella recinzione, così se ce la faccio ad entrare magari riesco anche a portar via un po’ di cibo. Ad ogni ora del giorno quelli lì hanno tavoli pieni di frutta e dolci; all’ora dei pasti spuntano pesci, carni e ogni tipo di cose buone. Io non so nemmeno quando farò il prossimo pasto.


Questa è roba per i ricconi bianchi, se ne stanno in vacanza quindici giorni per poi tornare a casa più grassi di prima. Quando vengono a fare i turisti nel nostro villaggio, fatto di terra battuta e palafitte, ci sorridono come se fossimo ritardati, però qualcuno lascia qualche buona mancia.






Di solito c’è solo gente adulta nel villaggio dei bianchi. Credo vengano qui per le nostre donne. Ché loro non ne hanno abbastanza da dover usare anche le nostre? Quando sarò grande voglio andarci io dalle loro signore e gliela farò vedere a questi, che piacciono anche a noi le loro bionde! Ha detto il mio maestro che fra pochi anni sarò alto e forte abbastanza per stendere olandesi, americani, chi voglio! E allora gliela farò pagare!






Stasera ho un altro match, contro un ragazzo del maestro Kapon. Mi hanno detto che ha già fatto 52 combattimenti e non è mai andato ko. Anch’io sono rimasto sempre in piedi e ho lottato 38 volte. Solo una volta un allievo del maestro Lek mi ha rotto il naso: non l’ho proprio visto arrivare quel gomito. E poi non mi reggevo sulle gambe: erano tre giorni che non mangiavo e ogni pugno, ogni calcio, ogni clinch mi sembrava il doppio più forte. Devo riuscire a trovare un buco in quella rete, così potrò mangiare tutti i giorni come quei bianchi grassoni!






Ieri mi sono spinto fino all’altezza del prato che separa il villaggio dalla spiaggia. Per la prima volta ho visto un ragazzo, credo della mia stessa età. Bianco, però. Non sembrava così felice lui, forse perché era solo. Aveva un pallone con sé e si spostava per il prato con la palla sempre attaccata ai piedi, ogni tanto la lanciava in aria e la tratteneva con la testa, come le foche al circo. Almeno credo, perché al circo non ci sono mai stato; me lo ha raccontato il lavapiatti del villaggio una sera che era ubriaco e io cercavo di farmi svelare un modo per entrare di nascosto. Mi parlò solo delle foche però.






Il ragazzo con il pallone, secondo me, aveva le calamite nelle scarpe perché la sfera magica non rimbalzava mai lontano, qualsiasi cosa facesse tornava indietro al punto da cui era partita. Lo straniero sapeva eseguire un sacco di giochi! A volte correva più forte del pallone, il quale gli finiva dietro i piedi, allora lui lo prendeva con il tacco e lo alzava quel tanto che bastava per girare il ginocchio e riportare la palla in avanti! Non usava mai le mani, che a me sembrava più semplice, no?, ma nel calcio è vietato e comunque il pallone non lo ha mai perso, infatti. Però dal mio amico Chang, il pescivendolo, c’è il poster di Maradona che segna un goal toccando il pallone con la mano… Chang si infervora molto quando racconta la storia di quel goal e conclude sempre sostenendo che un fuoriclasse come Maradona può fare tutto!


A volte vado nel ristorante degli zii di un mio amico perché hanno un televisore e fanno vedere le partite di calcio delle squadre italiane: però i giocatori corrono e basta, non fanno niente di spettacolare. E io quel goal di mano vorrei proprio vederlo, ma a quanto pare non si può vedere ciò che si vuole, bisogna aspettare che lo trasmettano loro…






Mancano ancora tre ore al mio match. Ho fame che sto quasi per svenire, sento di non farcela proprio, invece il mio maestro dice che si lotta bene e si vince solo se si ha fame. Ma ho 14 anni e combatto da quando sono bambino e a me sembra che se mangio sto meglio. Però non ho capito perché, anche se vinco, soldi per mangiare abbastanza non ne vedo. Non so se il mio maestro potrà perdonarmi, sicuramente non sarà contento, ma voglio provare a scovare un passaggio nella recinzione. Magari le cose che trovo le mangio dopo aver steso il mio avversario.






Maledetta rete, maledetti bianchi! Possibile che non riesco ad aprire un buco da nessuna parte? Potrei stendere uno di questi ciccioni con un low kick o con un montante sul loro fegato ingrossato, eppure questa rete non vuole saperne di cedere. Il ragazzo bianco ha lasciato il pallone nel prato. E’ lontano dal bordo, ci fosse qualcuno che potesse calciarmelo più vicino proverei anch’io a fare la foca! Dev’essere divertente… Nessuno di noi thai boxer sa fare giochi del genere con un pallone. Noi sappiamo tirare calci solo ai sacchi o al nostro avversario. Ma credo che per calciare una palla non serva tanta forza.






E’ arrivato il ragazzo con le calamite ai piedi e mi ha sorpreso aggrappato alla rete ad osservare il suo pallone. Non sono riuscito a muovermi. Che ha da guardarmi tanto?


"Cos’hai fatto alla faccia?" mi chiede. Parla inglese e io un po’ lo capisco e lo so parlare.


"Perché? Cos’ha la mia faccia?" gli rispondo.


"Sembra tu abbia preso in pieno un pallonata."


"Non credo possa fare così male quella cosa là…"


A me pare che un gomito sia più duro di un pallone, ma forse mi sbaglio. Il ragazzo inglese non sembra più tanto interessato alle mie botte perché ha ripreso a fare il giocoliere. Mi piace guardarlo, però. Mi chiedo come riesca a fare certe cose: non le ha le calamite, non è possibile visto che è a piedi nudi adesso. Sono incantato, penso che vorrei saperlo fare anch’io. Penso anche che sento tantissimo la fame e che magari questo fenomeno potrebbe aiutarmi ad entrare. O potrebbe portarmi qualcosa da mangiare. Come riuscirci?






"Perché non m’insegni a giocare così con la palla?"


"Si dice palleggiare. Ci vuole tempo, sai, bisogna allenarsi tutti i giorni. Mica possono tutti."


"Io mi alleno tutti i giorni! Tiro calci da anni!"


Mi guarda perplesso. Poi ritorna a fare quella cosa, palleggiare, giusto?


"Dai, fammi entrare che ti faccio vedere che posso palleggiare anch’io!"


Ma proprio nel momento in cui glielo chiedo passano i miei amici e cominciano a tirarmi sberle, spinte, ridono e gridano di sbrigarmi perché devo salire sul ring. Si mettono pure a cantarmi cori e tentano di prendermi in spalla, ma io riesco a liberarmi e gli dico di andare avanti, che li raggiungo subito. Il ragazzo bianco mi fissa immobile al di là della rete con il pallone in mano:


"Tu vuoi entrare qui dentro solo per questo pallone? Io vorrei uscire da qui per tornare a casa dai miei amici."


"Ci tornerai presto, finite le vacanze."


"Quando tornerò a casa dovrò partire subito in ritiro con la squadra, chissà quando li rivedrò i miei amici!"


"Beh, ma in squadra siete in tanti e poi giocherai un sacco di volte! Sarà divertente!"


"Divertente? Quest’anno sono nella primavera del Manchester, in serie A: siccome ci pagano bene, ci rompono pure le scatole! Vogliono che facciamo un sacco di allenamenti!"


"…vi pagano? Per giocare vi pagano?"


"Certo! Vorrai mica che ci facciamo il culo gratis!"






Ragazzi! Io prendo pugni, calci, gomiti e ginocchiate da anni e chi ha mai visto un soldo! E’ vero, il mio maestro dice che ci pensa lui, ma com’è che io per giorni non mangio? Com’è che mi tocca stare a sentire questa lagna di ragazzino bianco che invece ha sempre la pancia piena e lo pagano pure per divertirsi?


Mi è passata la voglia di entrare:


"Beh, io devo andare."


"Non ti va più di provare a palleggiare?"


"Un’altra volta. Devo fare un match ora."


"Un match? Vuoi dire che tu sei uno che combatte? Come si chiama quella roba… thai boxe, vero?"


"…si!"


"Oh diavolo! L’ho vista per televisione! Che storie! Se le danno proprio di brutto sul ring quelli lì!"


"”Quelli lì” sono dei fighters, si allenano duramente e…"


"Si si va bene, a me piace solo vedere quando escono tutti insanguinati, quando qualcuno va ko, quando…"






Lo lascio lì mentre mima goffamente delle tecniche di lotta con l’aiuto del pallone, finto avversario. D’un tratto mi chiedo se sono tutti così i ragazzi del resto del mondo. Se hanno mai preso un pugno in faccia, se hanno mai avuto un maestro come il mio.


Solo che non capisco più se sbaglio io o lui, i nostri maestri o i grandi che mettono i soldi. Mi è passata la voglia di combattere stasera e la fame è proprio tanta. Forse se mi lascio fare un po’ male mi portano all’ospedale e mi danno qualcosa da mangiare…













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