Ciao!
Ho preso a prestito una frase della canzone del Liga per questo post... che non sarà né allegro né spensierato, ancor meno leggero. Più che altro serve a me.
Quando scrivo il veleno e i suoi effetti sono già diventati passato. Quando scrivo è come sputare il veleno appena tolto dalla ferita e sto già meglio. Una reazione propositiva, un tentativo di costruire (seppur con le parole), una rabbia che trova sfogo verso l'esterno e nell'aria si disperde: tutto ciò è buono.
Ma prima. Prima ci sono il male e il dolore, spesso così muti e sordi.
Spesso così soli.
Quanto si può stare male? Qual è il limite tra la disperazione e la pazzia? Tra la rabbia e la confusione? Tra lo smarrimento e la rassegnazione? Tra la debolezza e la sconfitta?
Quante lacrime fermate nella gola. Quante tossine di impotenza, di impazienza e di incomprensione in giro per il corpo.
In foto il tramonto di questa sera. Odio l'inverno.
Bye,
Sly
3 commenti:
a prescindere dalle premesse, più o meno condivisibili a seconda di quanto si voglia accentuare il livello della problematica esistenziale, le domande finali secondo me hanno tutte un solo limite: la capacità di scelta, ovvero la volontà di governare le scelte. Ho conosciuto gente che ha "tranquillamente" scelto di vivere da disperati e non è mai impazzita ed altra che invece lo è diventata molto prima e per molto meno perché ha voluto subire. Qui il discorso si potrebbe portare anche sul campo religioso, nel quale la speranza come virtù diventa riscatto e innesco di motivazione. Ma il discorso ci porterebbe altrove e lontano....
babbuz
"chi visse sperando morì non si può dire" (tanto per citare un'altra famosa canzone) :-)
Ciao! Siamo un gruppo di ragazzi di Perugia con la passione per la scrittura e stiamo lavorando ad un romanzo scritto a puntate ed ambientato proprio a Perugia sul nostro blog. Ci farebbe enormemente piacere se venissi a dare un'occhiata e se sostenessi il nostro progetto (se lo troverai di tuo gradimento,ovviamente!). Il tuo blog è molto bello, lo seguiamo! Tanti saluti e grazie.
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