Ciao!
Ieri c'è stato il secondo match di boxe della mia tosa Tanja: questa volta si è perso perchè è stata contata due volte e, nella categoria cadetti, al secondo conteggio il match viene interrotto. I cadetti sono i pugili sotto i 17 anni e questa regola è stata studiata, insieme ad altre, per tutelare l'integrità fisica dei pugili giovani. Poi, per carità, i due conteggi subiti da Tanja potevano anche non essere fatti, ma all'arbitro viene data la precedenza di usare la prudenza piuttosto che rischiare. E così ha fatto ieri la nostra donna arbitro.
Ovvio che fa male allenarsi tanto e finire un match così. Altrettanto ovvio che i regolamenti c'erano prima e se li fanno un motivo ci sarà. Capita, fa parte del gioco. Tanja ci rimane male, ma poi ieri sera, smontando il ring tutti insieme, era già più positiva. Ma se invece prendi colpi gratuiti che ti fanno male e paura, io credo sia peggio. Forse non sarò mai una vincente in questo sport, ma io lo considero appunto uno sport: ci dev'essere l'impegno e la soddisfazione, ci dev'essere lo sforzo e il divertimento, ci dev'essere la fatica e il gioco. Ma assolutamente non dev'essere un'agonia.
E poi mi dispiace vedere certe scene come quella del mio collega all'angolo: ha fatto su un casino perchè i conteggi non ci stavano e il match doveva proseguire, ha sfuriato come un matto contro l'arbitro centrale e i giudici! Io invece, dopo il primo umano e spontaneo "Ma no! Ma perchè!" mi sono ricordata della regola e sono andata su a liberare Tanja da guanti e casco, salutare angolo avversario e arbitro, mentre quell'altro continuava a gridare e Tanja si vergognava come un ladro da sola sul quadrato!
Io non dico che dobbiamo sottostare a qualsiasi decisione, che gli arbitri siano sempre buoni e giusti, che non si possa disquisire o protestare. Ma occorre essere così invelenati? E' solo uno spunto l'episodio di ieri, potrei trarre spunti ancora più validi dal mio lavoro o dal lavoro di quasi tutti noi, solo per dire che qusto clima di accusa perenne e di linciaggio mi ha stufata. Mi snerva sentire sempre gente che si lamenta, che accusa, che urla. Mi fa proprio male.
Si vive e si sbaglia, si sbaglia e si impara.E' giusto che si arrivi a livelli di eccellenza anche attraverso degli errori. Quel che importa è come uno sbaglia: se per negligenza o per menefreghismo; quel che importa non è abbattere il "peccatore", ma far si che capisca lo sbaglio e non lo reiteri. Quel che importa è educare, non incolpare.
Invece no, sono tutti lì ad aspettare l'errore altrui per poi accusare, infangare, denigrare, rovinare... sfogare le proprie debolezze e mancanze su un povero cristo. Imparassimo a guardare con più equilibrio i nostri di errori e ad essere meno sbruffoni con gli altri!
Una volta non capivo cosa voleva dire Gesù con quel "porgi l'altra guancia", lo trovavo così da sottomissione a 90! Ma l'altro giorno, quando Tanja mi ha chiesto come doveva comportari con le sue compagne di classe invidiose e malefiche, io le ho risposto di getto di non adottare atteggiamenti simili, ma di essere intelligente e gentile. Porgi l'altra guancia=non alimentare la violenza con altra violenza. Se ognuno di noi fosse più gentile e compassionevole, nel suo piccolo, vivremmo tutti molto meglio.
Bye,
Silvia