domenica 15 maggio 2011

lavoro e Lavoro

Ciao!



Ci sono ore della vita da dedicare al lavoro. Dedicare. Non sacrificare. Eppure sempre più spesso il venerdì lasciamo l’ufficio affranti, annebbiati, svuotati di ogni entusiasmo. Se proviamo ad esternare il nostro malessere, quante volte il nostro interlocutore confessa di capire, ma di stare apparentemente bene solo perché alla mattina si imbottisce di tranquillanti! Che senso ha? Dov’è finito quel lavoro che tanto nobilitava l’uomo?
Non siamo più un paese di poeti e letterati, pittori e artigiani. Attitudini e mestieri che nei secoli ci hanno resi famosi nel mondo, oggi non pagano, non sfamano. Sono dei lussi che possono permettersi in pochi. Così l’arte non è più sensibilità e gusto, ma semplicemente opportunismo e arrivismo.  
Dal datore di lavoro giungono al nostro orecchio frasi di questo tenore: “Di che ti lamenti, sei già fortunato che ricevi ancora lo stipendio!” come se il lavoro svolto non fosse a pro loro e come se la fortuna si misurasse sulle disgrazie degli altri. Ma ci intontiscono con ritmi talmente da capogiro che quasi ci sembra giusto essere riconoscenti di uno stipendio inferiore alla maggior parte delle medie europee. Intanto i dirigenti che ci negano un rimborso macchina, perché alle ore 7:03 c’era l’autobus (e si ha diritto al rimborso solo se il mezzo pubblico non c’è o parte prima delle 7:00), hanno l’auto aziendale e si dividono stock options milionarie.
Ci appannano l’idea di pensione finché un giorno non la vedremo più, ma lentamente, così quando sarà sparita ci sembrerà di averla sempre e solo sognata.

Bye,
Sly

1 commento:

Aliza ha detto...

sono tempi bui...per la maggior parte di noi. Non so se ti consola sapere che sei in buona e numerosa compagnia. baci