domenica 15 gennaio 2017

LA SPECIALIZZAZIONE





Ciao!

Qualche sera fa seguivo distrattamente un dibattito in televisione, quando ho sentito pronunciare questa frase: "E' indubbio che il futuro sarà di chi si specializza in qualcosa, i giovani devono capire che se vogliono trovare lavoro devono specializzarsi".

Personalmente, non so se il futuro sarà veramente questo, ma sicuramente sono sempre stata a favore della specializzazione sul lavoro e sui mestieri. Peccato che da circa vent'anni a questa parte, questa specializzazione sia stata volutamente fatta sparire.
Faccio un esempio sul mio ambiente lavorativo: la banca. Una volta si entrava in banca per un motivo, prendiamo ad esempio chiedere un prestito, e c'era l'impiegato addetto ai fidi e prestiti. Non solo: c'era quello per le persone fisiche e quello per le ditte. Ma circa vent'anni fa è partito il processo del "tutto bene tutto bello" (così lo chiamo io in maniera ironica) dove una persona che entrava in banca doveva potersi sedere ad una scrivania e parlare sempre con lo stesso gestore di qualsiasi cosa. Ora, non so voi, ma io preferirei cambiare dieci scrivanie per dieci problemi differenti e uscire con dieci risposte convincenti, che sedermi ad una sola e aver risolto in modo posticcio e discutibile neanche la metà dei problemi che avevo. Specialmente quando si affrontano esigenze tecniche e, appunto, specialistiche.

Non solo. Sempre parlando do barbarie a vari livelli, prendiamo quei mestieri come gli intermediari: l'agente immobiliare, l'agente letterario e via dicendo. Erano professionisti a cui certamente si pagava il servizio svolto, ma almeno si aveva un'utilità concreta. Professionalità che permetteva di fare subito la scelta giusta. O, come nel caso dell'editoria, permetteva all'aspirante scrittore di non dannarsi l'anima se non valeva nulla e al lettore di leggere produzioni di livello. E proprio nell'era di internet, dove un mediatore sarebbe una grande medicina e antidoto alla barbarie, siamo invece in balia delle nostre ignoranze e di quelle altrui.

Si possono fare esempi a iosa: nel campo per esempio delle nuove scienze più o meno mediche o delle terapie olistiche. Fioccano specializzazioni, basta fare presenza a qualche corso di gruppo organizzato ad hoc per coprire i costi e guadagnarci sopra, e poi in pratica la vince chi si sa vendersi meglio come uomo immagine. Cosa che cozza completamente con il senso profondo della materia.

Altro campo importante? La scuola. Mio padre, classe 1943, ha studiato fino a quella che possiamo definire adesso seconda superiore: per lui, latino e greco non hanno segreti, ha una cultura immensa e soprattutto un'autonoma capacità di acculturarsi. La mia generazione, invece, spesso mi fa vergognare per bassezza di contenuti e di capacità di intelligenza. Una volta c'era la laurea di cinque anni, adesso ci sono tutte 'ste lauree brevi...e poi... la specializzazione! E rieccola! Ma la maggior parte dei giovani proviene da scuole che hanno fornito una base di studi e conoscenze inadeguata, incompleta, inefficace. E si laureano solo perché lavoro non ne trovano e allora intanto guadagnano tempo (facendo perdere soldi ai genitori, quei soldi che ai tempi di mio padre non c'erano, però c'era una scuola migliore...). 

Quando usciranno da questo bellissimo percorso di studi, i non più giovani - ormai - potrebbero entrare nel mondo del lavoro... dove troveranno cariatidi che non riescono ad andare in pensione e che per ripicca non molleranno la sedia né elargiranno esperienze. 

Ora, io non so se il futuro sarà di chi riuscirà a specializzarsi e in che modo. Per certi versi me lo auguro. Ma chi sono i soggetti che ci istruiranno, se non gli stessi che sono stati tirati su a ignoranza e pressapochismo? Con che studi o corsi ci specializzeremo, se non quelli organizzati da qualche furbacchione che ha indovinato la strada per fare soldi?

E' più facile riparare o sostituire un vaso che in un secondo cade e si rompe in mille pezzi, che riparare i danni di una goccia d'acqua che cade cade cade cade cade lasciandoci poi un bel buco. Ora siamo bucati un po' dappertutto, ecco.

Bye,
Sly 

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