lunedì 28 marzo 2016

Ipocrisia letale


Ciao!

Periodo fecondo di stragi, questo. Un po' ovunque. Ma, si sa, l'ovunque non è uguale per tutti...
Attacco terroristico al giornale satirico francese Charlie circa un anno fa: mezzo mondo diventa Charlie. Attacco terroristico a Parigi qualche mese fa, mi pare una quindicina di morti: l'Europa si solleva (sempre in modo abbastanza patetico, ad esempio con marce di pace e profili facebook tricolori) indignata! Attacco terroristico a Bruxelles qualche mese dopo, una trentina di vittime, ma già sono finite le marche e le bandiere e si sente che qualcosa scricchiola, stride. Stragi a raffica in Nigeria, in Siria e chi più ne ha più ne metta: qualcuno pubblica la notizia, pochi la leggono e meno ancora la diffondono. Eddai, lo sanno tutti che l'informazione è manipolata e ci manipola: un'informazione mirata crea reazioni emotive mirate... eh!
Ma qualcuno fa presente che non ci sono morti di seria A e di serie B e allora tutti a commuoversi per la Nigeria, quando fino a due minuti prima magari l'aveva pure letta la notizia, ma era passata via come le altre.

E solo una premessa per giungere al nocciolo della questione: l'ipocrisia dilagante. Che trova il suo sfogo migliore nella morte e nella morte e sofferenza dei bambini.
Parliamoci chiaro: la morte è l'unica certezza che abbiamo sul futuro di ogni essere umano. Con tutta la nostra evoluzione e intelligenza presunta, ne abbiamo ancora paura? Ipocriti! Non è della morte che avete paura: è della sofferenza! Che siate credenti o meno, della morte non ha senso avere paura!

A prescindere da questo, la morte è una sofferenza per chi resta in vita: io lo capisco il dolore per la perdita di una persona cara. Se ci pensate: stiamo male anche quando portiamo la macchina che guidavamo da quindici anni a rottamare, quando perdiamo il nostro libro o cd preferito, ci mancherebbe che non si soffra per la perdita di una persona con la quale si sono condivise interazioni numerose e qualitativamente appaganti! Ma la sofferenza non può diventare tragedia ogni volta: siate in grado di accettare, soffrite e gioite di essere ancora vivi! Anche perché... Ipocriti! La sofferenza è vostra, la mancanza è vostra, non è altruismo nei confronti del morto, bensì egoismo per tutto ciò che vi è venuto a mancare! 

E quindi ci colleghiamo ai morti giovani... ai bambini... Quando sento dare più importanza all'età del morto - a prescindere dal motivo del decesso - piuttosto che a morti di adulti mi prende orticaria! Certo, siamo d'accordo che il bambino è più indifeso rispetto ad alcune modalità, quindi è alle modalità che si deve prestare attenzione. Perché se scoppia una bomba in metropolitana non c'è differenza tra alti e bassi, grassi e magri, giovani e vecchi. Siamo tutti impotenti. Ma il bambino fa più notizia... Ipocriti! A nessuno dovrebbe essere data la possibilità di soffrire! Siamo una società dove un adulto che soffre è un peso, è qualcosa da evitare, da far finta di non vedere e poi, quando lo si trova ammazzato, tutti avevano intuito e pensato e notato che... ma... Un adulto sereno cresce dei figli sereni. 

Poi quando uno muore, magari in un avvenimento di livello mondiale come gli ultimi attentati, diventa un martire anche se stava solo seduto a mangiare una pizza. Si scopre di colpo che, quando era in vita, aveva fatto un mese di volontariato! Orpo! Ipocriti! E dare un po' di soddisfazione, ma soprattutto di aiuto, alle brave persone quando sono in vita piuttosto che celebrarle da morte, vi è mai passato per la testa???

Non abbiamo più il senso del dolore. Non dico di diventare come le prefiche, che piangono a pagamento ai funerali di chiunque. Ma non dobbiamo nemmeno piangere i nostri morti come se fossero gli unici morti degni di pianto sulla faccia della terra! Dovremmo tornare ad avere un rapporto meno isterico e più interiore con il nostro dolore, comprensibilissimo seppur generato da egoismo peraltro umano. Dovremmo soprattutto avere un rapporto meno esclusivo con le parole "mio" e "nostro", capire che l'amore non si indirizza solo a chi fa parte del tuo stato di famiglia, ma al prossimo in generale. Che poi per questione di "ordine pubblico" e di gestione delle pratiche sociali ognuno si prenda cura materialmente dapprima dei propri congiunti, ci sta. Ma dimenticate per un attimo il vostro ruolo di facciata e pensate: perché quello che abitava al piano di sopra era un brav'uomo e finita lì, e invece per il vostro gatto vagate disperati svangando a tutti l'anima perché sia condiviso il vostro strazio? 

Una volta, quando si era più ignoranti, si aveva un rapporto con le cose della natura molto più naturale e sano. Ora, con tutta la nostra superiorità intellettuale declamata (ma realmente dove sta?) stiamo esasperando i sentimenti, creando assurdità. 

Non è con l'ipocrisia che salveremo il mondo. I sentimenti veri, l'energia che sottende ai nostri veri pensieri ed emozioni, passa oltre le facciate. La vera forza sta in quello che proviamo veramente e finché non ci sarà corrispondenza tra pensiero ed azione - anche a costo di sembrare cinici e aridi - nel mondo ci sarà sempre caos.

Bye, 
Sly 


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