sabato 19 novembre 2011

Fornarino


Ciao!

Oggi sono stata alla libreria Lovat di Villorba per assistere alla presentazione di un libro: Fornarino di Diego Vian. L'autore è un collega della mia migliore amica. Ma essendo scrittore... si può dire che è anche collega mio! :-)

Si narra di Vanni, un bambino artista a modo suo! Ed è ambientata in un paesino della marca trevigiana, anni '40 e '50.
Il nocciolo della questione è che Vanni è un artista e, si sa, l'arte di per se non sfama. Perciò genitori e maestri tendono a rimetterti in riga facendoti studiare cose tipo ragioneria e mandandoti a lavorare in banca...

Così, conoscendo la fama del nostro operoso nord est, ho chiesto all'autore se secondo lui la stessa storia ambientata in un nostro paesino del sud o in America avrebbe avuto lo stesso senso... Sommossa popolare! Cioè, qualcuno del pubblico pensava che io avessi dato dell'ignorante a tutti, altri che nel nordest non si combina un piffero come attività culturali, e via dicendo.

Il presentatore del libro (che più che presentarlo, ha fatto un riassunto fino all'ultima pagina...) è andato avanti tre minuti a spiegare e spiegarmi che il nord est è attivo e ci sono un sacco di attività culturali.
Sì, tesoro, perché per fortuna ci sono tanti poveri cristi che si sacrificano per portare avanti questi progetti. Senza sponsor, senza appoggio dei comuni che appoggiano solo le iniziative che fanno loro comodo. Tanti poveri idealisti, sognatori, illusi che lavorano per cento e ci rimettono spesso pure di tasca propria e poi vengono seguiti da una manciata di persone...

Spesso valutiamo le cose per la quantità, dimenticandoci che l'importante è la sostanza.

Il libro non l'ho letto, ma credo sia interessante e piacevole (l'autore lo è). E c'è stato anche chi mi è venuto a dire che avevo ragione... tié! ;-)

Bye,
Sly

3 commenti:

Aliza ha detto...

negli anni 30, in un piccolo paesino della Calabria, lo zio di mio marito "inconcludente, sognatore, amante delle donne e della pittura" è stato mandato dal padre ( un calzolaio ritornato dagli Stati Uniti con un piccolo gruzzoletto) all'Accademia d'arte, per dargli una possibilità. Se permetti rispondo io alla domanda che hai fatto all'autore: dipende dalla famiglia al nord come al sud, se la mentalità è aperta viene rispettata la tendenza naturale di ogni uomo. Se si pensa solo al guadagno naturalmente le scuole d'arte sarebbero chiuse, ma per fortuna non lo sono ne al nord ne al sud del nostro Paese dove l'arte ha sempre avuto tanti allievi. Ciao

Anonimo ha detto...

Mi sembra che sia il post che il suo primo commento viaggino a senso unico, senza tenere in alcun conto talune soggettività ed il contesto in cui si calano.Se si dà il caso di un genitore che ha agevolato talune scelte foriere di impegni culturali, ma i figli non ne hanno voluto sapere, se la scelta di un certo indirizzo scolastico è stata fatta dai figli stessi, "malgrado" il diverso indirizzo proposto dai genitori, se prima di affrontare una situazione di lavoro come quella in banca i genitori ti hanno messo in guardia sul rischio di alienazione, dal quale ci sta combasi può divendere solo con la cultura e poi il figlio, per carattere o scarsa avvertenza, si lascia fagocitare dall'ambiente, non puoi ora che hai raggiunto una certa tranquillità economica snobbarla e offendere la suscettibilità di chi, in momenti di magra come quello che stiamo attraversando, sarebbe disposto anche a leccare per terra pur di avere un lavoro che gli assicuri delle aspettative di vita e un guadagno che gli consenta di realizzare i suoi sogni minimali, come quello di mettere su famiglia. Andatelo a dire a quello quanto conta la cultura o di aspettare di trovare un'attività consona alle sue aspirazioni e che gli lasci il doveroso spazio per coltivare le sue tendenze culturali!
Babbuz

oceanomare ha detto...

Sono d'accordo che dipende dalla famiglia. Sia dai genitori verso i figli che viceversa: questione di imput dati o non dati e, se dati, ricevuti o non ricevuti.
La mia domanda voleva puntare l'attenzione non tanto su questo, ma tanto sulla reazione del paese, della famiglia, delle gente che può esserci quando uno vuole fare l'artista qui rispetto ad altri posti. Io credo che al sud faccia meno scalpore, ecco.

Poi, babbuz, sul discorso che fai te... io non ho mai sputato su niente, se no mi sarei già licenziata. Ma volersi migliorare credo sia il minimo per la dignità di una persona. Non posso ritenermi soddisfatta e felice solo perché c'è gente che sta messa peggio di me.
E poi il meglio e il peggio sono sempre relativi e personali.