sabato 9 giugno 2012

rivoluzioni o aggiustamenti?

Ciao!

Più leggo in merito alla nostra storia degli ultimi 150 anni, più mi convinco che il programma scolastico di storia sia inutile! Ok, in prima e seconda superiore facciamogli una carrellata di date ed episodi, indottriniamoli su qualche teoria economica e sociale. Ma poi facciamoglieli vivere, ai nostri ragazzi, questi ultimi 150 anni d'Italia in rapporto con il mondo! Vivere, non studiare, vivere!

Spesso nei libri m'imbatto in discorsi, frasi, situazioni di inizio secolo scorso, ad esempio, e mi viene da chiedermi se non abbiano sbagliato la copertina, se per caso quel libro non sia stato scritto il mese o l'anno scorso! Cose tanto attuali da far male!

Allora leggete, più che potete, leggete oltre i libri di storia che non vi spiegano niente! Leggete tutto ciò che possa portarvi a capire che tante cose non cambieranno mai e non vale la pena indignarsi, che altre non sono mai cambiate ma sarebbe ora che lo facessero e allora varrebbe la pena combattere! Non sprecate le vostre energie in battaglie contro i mulini a vento, ma usatele per conquistare il mondo, migliorandolo senza necessariamente cambiarlo!

Per esempio oggi leggevo il libro "La storia delle Olimpiadi" dei giornalisti Stefano Jacomuzzi, Giorgio e Paolo Viberti. Una narrazione sportiva che, gioco forza, affianca la storia. Vi ho trovato anche l'estratto che più sotto riporto... è riduttivo, il libro andrebbe veramente letto tutto. Voglio dire, non servono mica letture difficili o altamente qualificate!

Ma se vi capita di leggere qualcosa di Kaos Edizioni (esempio, Sergio Flamini "Convergenze parallele") potrebbe risultare interessante riscoprire quegli anni '70 dove molti di noi son nati e non vissuti, molti altri credono siano più lontani di quanto in realtà sono...

E ora dedico l'estratto a cui accennavo poc'anzi ai "Signori" Marchionne e Monti...




(…), se si pensa che Giovanni Agnelli, alla vigilia della fondazione della Fiat (dopo l’offensiva reazionaria seguita ai moti del 1898) si esprimeva in questi termini: L’industrialismo ha creato una nuova classe, che dolora e preme e reclama i suoi diritti. E quella che a molti sembra oggi una rivoluzione non è altro che la prima giusta esplosione di uno stato di cose che va corretto… Io sono intimamente persuaso che tra pochi anni tutte queste richieste, che ci paiono piene di pericolo per la società, si realizzeranno in pacifica conquista… La violenza è figlia dell’incomprensione, quasi sempre. Essa verrà meno il giorno in cui i signori industriali si renderanno conto che è necessario mettere da parte i vecchi sistemi per avviarsi alla mutua comprensione e alle eque concessioni. Siamo appena all’alba di un grandioso movimento di capitali, di masse, di lavoro.

Bye,
Sly

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